Terry Brooks spiega a Shawn i motivi che lo hanno spinto a far rivisitare le copertine americane dei volumi della saga di LANDOVER

 

SS: Salve Terry, come sta?

T. B.: Bene. Ho appena trascorso un mese dall’altra parte del mondo dove ho lavorato sodo sul libro per il 2010.

SS: Cosa ha ispirato la realizzazione di nuove copertine per i libri di Landover?
T. B.: Mi sono dato da fare per un bel po’ su questo rifacimento. Le copertine per i primi cinque libri di Landover mi sembravano superate, un prodotto degli anni Ottanta e dei primi anni Novanta. L’editore inglese Orbit ha già rifatto le copertine per i libri non una volta, bensì due volte nell’ultimo periodo. Ho pensato che noi avremmo fatto lo stesso. L’accordo era che sarebbe stato fatto quando io avrei scritto il sesto e ultimo libro, ma ero un po’ in ritardo nel farlo. Ora abbiamo nuove copertine per La Principessa di Landover, che uscirà tra agosto e settembre, e per due edizioni antologiche che comprendono i primi cinque libri.
 
SS: A chi sono nate le idee per le copertine dei suoi libri?
T. B.: E chissà… Credo agli Elfi! Ok, sto scherzando. In realtà, è una combinazione di suggerimenti nati dal sottoscritto, dalle persone che lavorano ai libri presso Del Rey e dall’artista Steve Stone. Ognuno dice la sua e solitamente questo porta ad un equo risultato.
 
SS: Quando, durante la sua carriera, ha avuto il “potere”, almeno in parte, sulle copertine? Lei ha l’ultima parola sul prodotto finale?
T. B.: Dopo che Lester del Rey è morto, ho chiesto di poter esprimere la mia opinione sulle future copertine. Questa richiesta è stata alimentata in parte da una crescente comprensione di cosa fosse la cover art (una questione che senza Lester poteva esser posta) e dalla sensazione che fosse importante per me avere un’opinione in tutti gli aspetti del mio lavoro, copertine comprese. Del Rey ha colto l’idea (forse perché hanno pensato che in questo modo io potessi essere più ragionevole e non avanzare altre richieste!): l’accordo era che io, il mio editore e l’“artista” delle copertine avremmo discusso assieme sulla copertina prima che si arrivasse alla forma finale. A partire da questo momento, è capitato solo una volta in cui io non sia stato del tutto contento del risultato, ossia con il lavoro svolto per i libri della serie Il Verbo e il Vuoto. Ma ormai è tutto passato.
 
SS: Al di là delle numerose copertine, ne ha una preferita?
T. B.: E qui mi chiede di nuovo di scegliere tra i miei bambini. Penso che la nuova copertina de La Principessa di Landover sia veramente spettacolare. Mi piace il senso dello spazio e la possibilità che esso suggerisce. Ma in realtà mi piacciono tutte le copertine realizzate dall’inizio del nuovo secolo.
 
SS: Una a cui vuole particolarmente bene?
T. B.: La mia risposta è stata appena data, ma sto pensando anche ad un’altra cosa. Non mi è piaciuta la copertina de L’Unicorno Nero perché l’unicorno sembrava essere a metà tra un asino e un topo. Ho insistito più volte su questo, ma Lester mi ha detto di mettere il libro con la copertina verso l’alto su un tavolo in mezzo ad altri libri o in uno stand di una libreria, camminare per la stanza e girarsi. Se il mio occhio fosse caduto su L’Unicorno Nero piuttosto che su qualsiasi altro libro, Del Rey aveva fatto bene il suo lavoro e…aveva ragione!
 
SS: La copertina per il primo volume dell’antologia di Landover raffigura Ben Holiday che ha nelle mani un machete e guarda verso un Sterling Silver coperto di rampicanti. Dal momento che questa scena non appare nel libro, cosa pensa che voglia simbolizzare?
T. B.: Si suppone che una copertina sia rappresentativa del contenuto del libro, ma non necessariamente alla lettera. I vecchi paperbacks sul fantasy erano noti per la copertina raffigurante un robot o una donna semi-nuda anche quando questi non apparivano mai nella storia. L’idea era di attrarre i lettori a comprare i libri. Penso che questo sia ancora valido. Vorrei solo che le copertine avessero un qualche punto in comune con la realtà descritta nel libro. Ben, raffigurato in un’antica foresta ed in vista di un castello, è attento a quello che succede e il machete suggerisce che quella situazione non è semplice. Ciò si avvicina abbastanza al contenuto del libro.
 
SS: Le piace come Nightshade è raffigurata sulla copertina del secondo volume dell’antologia di Landover? Quella che lei vede nella sua mente mentre scrive questa antologia coincide con essa?
T. B.: La realtà è proprio questa: circa nove delle copertine raffigurano i personaggi così come io li ho visti nella mia mente. E’ tutto vero. Questo è parte di ciò che rende speciali i libri. Ogni lettore vede le cose nel suo modo; non c’è un consenso uniforme come nei film, dove ognuno vede ogni cosa allo stesso modo perché proprio tutto viene proiettato e quindi è visibile a chiunque. Mi piace che l’idea contenuta nei libri prenda forma nella mente di ogni lettore e appartenga esclusivamente a quel lettore. Dunque non importa cosa io pensi, a meno che la raffigurazione della copertina non sia totalmente sbagliata. Per fortuna, non è accaduto.
 
SS: La copertina de La Principessa di Landover raffigura uno stupendo scorcio di Sterling Silver. Quanto l’opera d’arte di Steve Stone si avvicina a quello che lei ha visto in principio nella sua mente venti anni fa?
T. B.: Abbastanza. Il castello è un po’ logorato alla superficie, ma c’è un chiaro suggerimento alla sontuosa struttura, una raffigurazione fiabesca. Avrebbe potuto esser fatto in modo diverso, ma mi piace quel che Steve ha realizzato. Il suo lavoro mi stupisce sempre.
 
SS: C’è qualcos’altro che le piacerebbe dire sulle nuove copertine?
T. B.: Solo che mi piacciono molto. Quando la decisione di andare avanti con la realizzazione di nuove copertina era stata presa, speravo in un cambiamento, ma alla fine sono copertine che mi piacciono molto. Questo è quanto un autore ha il diritto di chiedere all’editore.
 

«Tratto da www.terrybrooks.net - Trad. Valentina Bono»

 

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