17 ottobre 2009

Poteri forti

"Ne sentirete delle belle", ci aveva preannunciato lo psiconano pidduista puttaniere, parlando del Giudice Mesiano.
Evidentemente aveva già dato ordine a quella stuola di schifidi servi che si spacciano per giornalisti di pedinarlo (come facevano le BR, e come fa tutt'oggi la mafia) per evidenziarne gli atteggiamenti "stravaganti". Insomma, per avallare la convinzione più volte espressa dall'impotente padrone di mediaset, e mai ritirata, che i magistrati sono psicologicamente instabili.
Attenzione ai colpi di coda del caimano morente, ci ammoniva qualche giorno fa un illustre politologo dei nostri tempi. Ed è vero.
La montatura che il premier da bagaglino (espressione dell'On. Bindi, cui vanno riconosciuti i diritti) sta tentando di metter su contro il giudice che gli ha ordinato di rimborsare alla CIR tutti i danni causati da vent'anni a questa parte al gruppo di De Benedetti è di quelle veramente "basse". Per quanto facilmente smontabile.
E' evidente infatti che questi fantomatici testimoni, che avrebbero sentito il giudice parlare in una cena privata (per quanto in un locale pubblico) in termini poco in sintonia con berlusconi, fossero già "nella disponibilità" dei teppisti del "Giornale" di famiglia all'epoca dei fatti.
Pertanto nulla impediva al premier di avanzare istanza di ricusazione di un giudice così evidentemente ostile, per evitare una sentenza che rischia di mandare sul lastrico (speriamo) l'intera famiglia!
Così non è stato. Perchè?
Semplicemente perchè questi testimoni non esistono: sono poveri cristi al soldo di tappetino-feltri azionati giusto per fare un po' di caciara.
E per dare forza alla sciagurata proposta di far eleggere i giudici dal popolo: così come richiesto dalla mafia nel famoso "papiello"...

Etichette: , , , ,

09 luglio 2009

Quanto vale la vita di un ragazzo?

Molto poco, stando al giudice del Tribunale di Ferrara che ha condannato a 3 anni e 6 mesi Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri , i quattro agenti di Polizia che il 25 settembre 2005 hanno massacrato di botte sino ad ucciderlo Federico Aldrovandi, un ragazzo forse "difficile", ma pur sempre semplicemente un ragazzo.
I quattro tizi (non li chiamo poliziotti per il grande rispetto che ho per le forze dell'ordine sane) sono liberi cittadini, liberi di fare ciò che vogliono. Non solo non sono in galera come meriterebbero, ma non sono nemmeno stati sospesi dalla Polizia. "Siamo sereni, nessun provvedimento" ha detto il loro superiore questore Longo (io lo sottoporrei allo stesso trattamento subito da Federico per vedere se cambia idea...).
Molti si chiedono cosa sarebbe successo se quattro ragazzi scalmanati avessero causato la morte di un poliziotto, magari all'uscita da una partita di calcio. A parti invertite siamo sicuri che ci sarebbero stati quattro ergastoli, o almeno quattro condanne "esemplari".
La vita di un ragazzo trucidato da quattro violenti in divisa, invece, vale poco meno di quella di un cane o di un altro animale domestico che viene maltrattato o ucciso.
Questa è la nostra giustizia, questa è la giustizia di una società senza futuro, che consente a dei fascisti esaltati coperti da un distintivo di uccidere i propri figli impunemente. Questa è la giustizia di un paese il cui declino sarà irreversibile se la società civile non si darà una scossa, ribellandosi a questo stato di cose.

Etichette: , ,